Servono idee chiare e  potere d’eccezione per la riflazione d’emergenza

 

Di Carlo Pelanda (18-11-2008)

 

 

A settembre la recessione innescata dallo shock inflazionistico 2005 – 2008 (agosto) ha incrociato la crisi bancaria. Il riverbero ha generato l’implosione del mercato statunitense e la conseguente caduta a picco della domanda globale. Ora il mondo è in deflazione rapida. Il sistema bancario è stato salvato dall’insolvenza, ma è alle prese con il cambiamento del modello di business - definanziarizzazione – combinato con le necessità di ricapitalizzazione. Questa deflazione del credito amplifica la prima. Ciò ne fa temere una terza, finale, dovuta ai fallimenti di imprese e di individui licenziati. Ma c’è una buona notizia. Adesso la crisi è molto chiara: deflazione multipla violentissima. La cura lo è altrettanto: riflazione d’emergenza.

Ora l’importante è non fare cavolate. dirle. Non è del tutto vero che la crisi abbia una soluzione “globale”. Nel periodo critico dei prossimi tre mesi ha soluzioni solo nazionali. Se ogni nazione riflaziona bene il mercato interno, e per fortuna sta succedendo, poi l’effetto complessivo sarà buono. La governance globale sarà essenziale per tenere i mercati aperti. Ma non è questione “globale”. E’ solo americana ed un po’ europea, fino a gennaio il libero mercato tutelato da Bush, poi si vedrà. Non va rifondato il capitalismo, come invocato da Sarkozy. Va rimesso in funzione, ripristinando il massimo possibile di leva finanziaria (sangue) invece di sopprimerla.  L’Italia è a serio rischio di cavolate. Se osa passare di un pelo il limite di deficit il mercato scommetterà sull’insolvenza del debito e salterà l’euro. Chi invoca sfondamenti del deficit andrebbe imbavagliato. Chi sostiene che l’Italia abbia meno bisogno di riflazioni d’emergenza perché isola economica solida messa meglio di altri nella tempesta dovrebbe leggere libri invece di scriverli. Chi chiede detassazioni degli utili reinvestiti in una crisi che li annulla è scollegato. I progetti infrastrutturali servono come riflazione d’emergenza solo se erogazione e cantieri vengono fatti in tre mesi. In caso contrario quei soldi vanno riallocati per reggere una più stimolativa detassazione  immediata. Tagli fiscali una tantum o pochi non servono, utili solo quelli permanenti, abbondanti e subito. Servirà un’operazione patrimonio/debito. Il rubricante si ferma qui astenendosi da suggerimenti o critiche per segnalare che in questo momento va data  fiducia al governo, tutti compatti. Uno, tuttavia, è inevitabile: San Giulio difenda la soglia del deficit, ma San Silvio si occupi in prima persona della riflazione d’emergenza via riallocazioni di bilancio che solo il leader eletto può imporre.

Carlo Pelanda